Come cambierà l’industria della moda
E se pensasse qualcuno a fare lo shopping per te, ma non una bionda personal shopper, bensì un’App?
E se il futuro designer di grido fosse un algoritmo?
L’intelligenza artificiale, Ai, applicata alla moda è una realtà sempre più contemporanea.
Perché la capacità di prevedere i trend ed anticipare le richieste dei clienti, anche quelle non espresse, non solo può limitare i resi (ne abbiamo parlato in questo articolo), ma sopratutto può massimizzare l’efficacia dell’azienda, aiutandola nel trovare gli spazi ed i segmenti giusti, risparmiando risorse, ampliando il mercato ed il proprio business.
Come aumentare le vendite online
Una buona strategia di vendita, sia se in forma digitale che fisica, prevede attenzione al cliente e la capacità da parte dell’erogatore del servizio di soddisfare una domanda o un’esigenza, meglio ancora se anticipata.
Tra le tecniche più efficaci per un buon customer care ci sono sicuramente i suggerimenti di acquisto che possono avere davvero una grande forza commerciale.
Quanto i suggerimenti di acquisto migliorano le conversioni
Vogliamo essere pratici e ti forniamo un dato evidenziato da un’analisi redatta da Salesforce che si chiama “Personalizzazione nello shopping”:
“gli utenti che fanno clic sui consigli sono 4,5 volte più inclini a creare carrelli, ma le visite in cui si verificano queste interazioni hanno un tasso di conversione 4,5 volte più alto.
La spesa per visita di un utente che usa i suggerimenti è cinque volte superiore complessivamente e 4,7 volte su dispositivi mobili“.
Strategie di vendita online che puoi integrare nel tuo ecommerce
Proviamo a suddividere i suggerimenti di acquisto in alcune macro aree:
- Prodotti correlati o related product
quei prodotti con i quali si vuole offrire qualcosa appunto correlato al prodotto, ma che può appartenere anche ad una categoria differente. Per semplificare, potremmo dire che i prodotti correlati sono degli accessori del prodotto - prodotti alternativi o up-selling
quei prodotti con i quali si vuole offrire qualcosa di maggior valore rispetto alla sua scelta d’acquisto iniziale - prodotti consigliati o cross-selling
quei prodotti con i quali si vuole mettere a disposizione un prodotto o servizio in qualche modo collegato con la scelta d’acquisto iniziale, rendendola più completa - email sui carrelli abbandonati
possono essere molte le ragioni per cui si abbandona un carrello: inizialmente si era incuriositi, ma forse non c’era vera intenzione, si sono riscontrare problematiche tecniche del sito, costi di spedizione troppo alti, si è vista un’offerta più vantaggiosa.
Premesso che creare una buona scheda prodotto con tutte le indicazioni ed i vantaggi aiuta sempre, la strategia di recupero dei carrelli abbandonati permette di recuperare fatturato ed ottimizzare il funnel di vendita dell’ecommerce - DEM e newsletter con trend, promozioni, coupon
quasi inutile dirlo, ma la leva del prezzo funziona sempre. Ed allora via libero a sconti riservati a chi si iscrive alla newsletter, coupon per fidelizzare un cliente che non ci conosce e deve fare un primo acquisto, sconti per smaltire la collezione della precedente stagione.
Ma attenzione: uno sconto non va visto semplicisticamente come uno strumento che toglie profitto immediato all’azienda.
Rapportalo sempre al Customer Life Time Value che è il guadagno che ogni nostro cliente può generare nel tempo - comunicazioni personalizzate per compleanno o altro evento
si rafforza la fedeltà con il cliente e si stimola all’acquisto in un colpo solo. Ma soprattutto, dice ad esempio MailUp, i tassi di conversione sono più alti del 481% ed i ricavi per messaggio più alti del 342%.
Per approfondimenti sui prodotti correlati, alternativi o consigliati, suggeriamo questo link di Magentiamo.
Intelligenza artificiale: siti interessanti
Sono molte le start up innovative che stanno sfruttando le potenzialità dell’Ai per creare progetti davvero innovativi. Di seguito te ne raccontiamo qualcuna.
Amazon Ai
Amazon sta puntando al settore moda con un algoritmo capace di disegnare nuovi capi d’abbigliamento, partendo dall’analisi delle fotografie della moda in essere, per poi generare nuovi prodotti (leggi un approfondimento su Ai4business e quello in inglese del Mit Technology review ).
Tommy Hilfinger e Watson
Watson, il cervellone usato nell’esperimento tra Ibm e la maison di moda Tommy Hilfiger, ha analizzato un incredibile volume di immagini fra i prodotti del brand e quello che è passato sulle passerelle degli ultimi anni quanto a colori e tessuti. Questa grande mole di informazioni è stata poi rielaborata per dare vita a colori, stampe e nuovi modelli, che questa volta potrebbero invece ispirare la creatività degli studenti (leggi un approfondimento su La Repubblica).
Stitch Fix
Si autodefinisce lo stilista personale, il partner per un outfit personalizzato, un personal shopper online, che si preoccupa di vendere e spedire a casa dei propri clienti “kit” di 5 tra capi di abbigliamento ed accessori, scelti secondo algoritmi che profilano lo stile dei clienti.
Arrivato il pacco, il cliente sceglie i capi che più gli piacciono e restituisce il resto (con spedizione gratuita). E l’algoritmo di Stitch Fix impara ancora di più sulle tue preferenze.
Vue.ai
Hai mai avuto voglia di capire come potrebbe stare un abito indossato, senza però provarlo?
E’ quello che consente di fare questo sito.
Altro vantaggio? Il poter riempire pagine di riviste di moda di foto e prodotti, senza bisogno di fotografo o modelle.
Il programma di Vue.ai parte infatti dalla fotografia di un vestito qualsiasi, per poi generare in modo automatico un’immagine di una persona di qualsiasi taglia, sesso e razza, con indosso l’abito.
Per il cliente finale, ingerenza o opportunità?
Si potrebbe rispondere che dipende dall’uso che se ne fa. O dal modo in cui ci si apre alla tecnologia, senza averne timore, ma anzi usandola a proprio vantaggio per semplificare alcuni passaggi.
Si potrebbe disquisire sulla differenza di esperienza d’acquisto online o nel negozio fisico, come pure sulla reperibilità di un prodotto nei market place o siti di shop online, piuttosto che nei punti vendita.
Si potrebbe.
Ma noi vogliamo aggirare la domanda, puntando la lente invece su un altro aspetto di cui ci è piaciuto molto leggere.
Siamo noi che scegliamo o sono altri che decidono per noi?
Perché in una realtà che potrebbe, da una lettura semplicistica, sembrare omologata o in cui le regole sembrano essere dettate dai brand, dall’advertising o dai market place, l’Ibm, con il suo progetto Reimagine Retail, realizzato con Tommy Hilfingerha voluto offrire quello che è stato concepito come uno strumento da offrire agli stilisti, stretti tra la creatività e l’esigenze di celerità dettata dal mercato.
Ma nelle sue indagini l’Ibm ha anche scoperto che oltre la metà delle donne della generazione z o Centennials, cioè quella che comprende i nati dalla seconda metà degli anni novanta o dagli inizi del 1997 fino al 2010 non sempre è soddisfatta di ciò che propone il mercato.
La loro richiesta?
Poter avere a disposizione strumenti per modificare e personalizzare ciò che le maison ed i brand propongono, per rendere unici i capi che scelgono di indossare.